Mai come in questa epoca siamo ossessionati dall’aspetto fisico del nostro corpo. Siamo bombardati da messaggi che ci dicono in ogni istante quanto il nostro mezzo esperienziale sia inadeguato e vada fatta con la massima urgenza una bella attività di tuning.
Ormai ci sono officine e carrozzerie specializzate sparse in ogni angolo del globo in grado di fare qualunque tipo di intervento su questo mezzo biologico, anche a prezzi accessibili ai più e possiamo godere del risultato della loro maestria in ogni momento guardandoci intorno e, ora ancor di più, grazie alla stagione estiva che di per sé stimola a mettere in mostra il risultato della nostra eso-evoluzione.
Tra tutti, il nemico numero uno, il più temuto e anche il più diffuso è il grasso. Nonostante abbia una corporatura longilinea e da ragazzo abbia dovuto convivere con un fisico gracilino e i miei problemi erano esattamente opposti, maturando ho dovuto mio malgrado fare la sua conoscenza e quindi la mia naturale curiosità verso l’ignoto e l’invisibile, mi ha spinto a cercare di capire quali relazioni ci possano essere tra questa manifestazione esteriore nel nostro corpo fisico e quello che accade sugli altri piani che insieme costituiscono la nostra Totalità.
Certamente questo fenomeno è sempre esistito e ne sono testimonianza le figure pingui ritratte sui quadri o impresse nelle statue, ma in questi ultimi anni sta veramente dilagando e vengono man mano interessate fasce di età sempre più giovani.
Schiere di nutrizionisti, medici, psicologi e ricercatori di ogni disciplina hanno cercato di comprendere il fenomeno e di trovare delle soluzioni a quello che viene dipinto come un gravissimo problema personale e collettivo di questa era, senza però essere ancora riusciti a trovare un accordo sulle cause e sulle modalità di risoluzione.
Io non appartengo a nessuna di queste categorie che sono autorizzate per legge a parlare di nutrizione, di implicazioni psicologiche o mediche e quindi me ne guardo bene dal farlo anche perché la mia ricerca personale e spirituale mi sta conducendo verso tutt’altri lidi rispetto a quelli battuti da queste categorie professionali.
In particolar modo, quando si intraprende un percorso di ricerca spirituale, si inizia a comprendere che esiste tutta una serie di meccanismi di interconnessione e che l’uomo può essere visto come una piccola cellula di un grande organismo cosmico che è in continua interazione con tutte le altre sue parti costituenti.
L’interazione avviene attraverso un infinito campo di Forze di cui soltanto una frazione infinitesimale ricade nel raggio d’azione dei cinque sensi fisici e che quindi tutti siamo potenzialmente in grado di percepire, una frazione più grande la possiamo solo immaginare perché Maestri, Saggi e Coscienze illuminate di tutte le epoche ce ne hanno parlato e che saremo in grado di percepire nel momento in cui avremo sviluppato i sensi sottili superiori, mentre la frazione più grande è ancora inaccessibile a tutti perché tali Forze non hanno ancora raggiunto la fase di completa maturazione nella zona della non esistenza e quindi potranno entrare in manifestazione soltanto dopo averlo fatto.
Senza quindi scomodare capacità extrasensoriali come, ad esempio, la chiaroveggenza che sì, ci appartengono come potenzialità in quanto Esseri Umani dotati dell’Unità di Luce che è uno dei costituenti dell’Anima Umana ed in particolare grazie alla Sensibilità Psichica, ma che ancora è appannaggio di una piccolissima parte dell’Umanità a cui io non ho il privilegio di appartenere, cercherò qui di fare delle considerazioni su un piano inferiore andando ad indagare alcune dinamiche all’ottava bassa di cui tutti noi facciamo più o meno esperienza quotidiana.
Il grande filosofo greco Socrate ci ha insegnato che prima di poter parlare di un argomento, la cosa più saggia da fare è quella di definire l’argomento stesso.
Quindi, cerchiamo di far tesoro di questo insegnamento e andiamo a definire meglio il grasso in una visione un po’ più ampia rispetto a quella prettamente biochimica a cui tutti siamo abituati.
Se iniziamo sfogliando il vocabolario, il termine grasso descrive una serie molto eterogenea di sostanze chimiche immiscibili in acqua e che quindi nel nostro organismo, che è fatto prevalentemente di acqua, vanno ad aggregarsi creando degli agglomerati, i famigerati accumuli adiposi.
Ed è proprio il termine “accumulo” che è la parolina magica che ha aperto quella porta che mi ha condotto sul sentiero di indagine che vi descriverò di seguito.
Quando parliamo di accumulo, viene spontaneo pensare ad una dinamica che si attiva in uno stato di abbondanza in cui c’è grande disponibilità di risorse, come risposta ad una previsione realistica o anche semplicemente percepita, di un imminente stato di carenza.
Quindi per poter accumulare qualcosa, dobbiamo essere in un momento in cui c’è abbondanza di quella cosa e al tempo stesso si percepisca che in un futuro più o meno prossimo, dovremo affrontare un periodo di carenza di quella stessa cosa, altrimenti ci dedicheremo ad altre attività piuttosto che affannarci nell’accumulare.
Quello energetico è un altro aspetto fondamentale perché accumulare richiede una grande quantità di energia, non tanto per la fase di raccolta, ma piuttosto per la successiva fase di mantenimento dell’accumulo.
Questo è dovuto al fatto che l’accumulo va contro la legge universale dell’equilibrio che ha come effetto proprio quello di ridurre al minimo gli accumuli e rendere disponibili le risorse nel modo più omogeneo ed uniforme possibile.
Se ci guardiamo intorno, non c’è solo il grasso come effetto dell’accumulo, ma siamo praticamente circondati da accumuli di ogni tipo e se ci osserviamo con attenzione e sincerità, difficilmente possiamo ritenerci del tutto estranei a questa dinamica.
Sì, perché di fatto siamo degli accumulatori seriali di tutto, sia materiale e tangibile, sia immateriale. Accanto all’accumulo di cose materiali che è molto semplice da vedere, considerando che abbiamo le case piene di oggetti di ogni tipo che di fatto non utilizziamo mai e che ci divorano energie, proprio per il fatto che l’accumulo è un’attività energivora, ci sono delle forme di accumulo di cose immateriali che magari sono un pochino più difficili da scovare, ma che hanno lo stesso medesimo effetto finale.
Pensiamo soltanto ai contenuti digitali. Ognuno di noi oggi, tra cellulari, hard disk e archiviazioni in cloud, ha Gigabyte o addirittura Terabyte di memoria occupate con foto, video, film, libri e qualsiasi altra forma di contenuto digitale che ormai si può reperire con estrema facilità (epoca di abbondanza).
E paghiamo fior fior di soldoni per mantenere questo accumulo, anche se nella maggior parte dei casi ne siamo assolutamente inconsapevoli. Se iniziassimo a fare una seria analisi delle nostre uscite economiche dirette ed indirette, rimarremo sbalorditi di quanti euro l’anno spendiamo per mantenere questo accumulo.
Un altro accumulo estremamente difficile da scovare e che è molto diffuso, ad esempio tra chi inizia ad intraprendere un percorso di ricerca interiore e spirituale, è l’accumulo di conoscenza.
Anche in questo caso siamo in un periodo di estrema abbondanza in cui possiamo facilmente accedere a libri, articoli, seminari, corso, ecc. Se considerate anche questo articolo che state leggendo rientra in questa categoria ed è una tendenza che è praticamente esplosa con l’avvento di internet e dell’era digitale.
Da un lato internet e la digitalizzazione dei contenuti ha reso disponibili informazioni preziosissime che prima erano relegate in ambiti ristretti e specifici difficilmente accessibili anche per una semplice barriera di ordine geografico, ma che dall’altro ha creato proprio quella condizione di abbondanza che è condizione necessaria per l’attivazione della dinamica dell’accumulo.
Potremo andare avanti per ore a descrivere le migliaia di forme di accumulo di cui siamo protagonisti, ma non è che ci interessi molto entrare nel dettaglio e anzi suggerisco come esercizio esperienziale personale quello di realizzare la propria mappa degli accumuli, perché il primo passo di ogni processo di alleggerimento è proprio prendere consapevolezza di quello che c’è, senza giudizio e con l’attitudine dell’Osservatore Esterno Non Interferente.
Abbiamo visto che, affinché si possa attivare la dinamica dell’accumulo, abbiamo bisogno di due componenti che sono l’abbondanza, di cui abbiamo parlato fino ad ora, e della percezione di un imminente periodo di carenza.
Se siamo immersi così profondamente nell’accumulo, allora vuol dire che la nostra percezione è che prima o poi saremo chiamati a vivere un periodo di carenza e che quindi sia necessario darci da fare oggi che abbiamo abbondanza per creare le scorte che ci torneranno utili proprio per sopravvivere a questa fase di contrazione.
Ed ecco che qui entra in gioco il grande artefice dell’accumulo… signori e signori a voi l’unico ed inimitabile ATTACCAMENTO.
Ne sentiamo parlare sempre più spesso, soprattutto per chi naviga nelle acque della ricerca interiore e spirituale, ma abbiamo veramente compreso con chi abbiamo a che fare? Molto probabilmente no.
L’attaccamento è una forza di una potenza spaventosa che ha come suo massimo punto di forza quello di rendere assolutamente inconsapevoli della propria presenza. È una forza anestetizzante che impedisce di fatto di prenderne coscienza.
L’attaccamento è una forza che logora, consuma e appassisce ed è per questo motivo che in tutte le tradizioni antiche, anche se in forme diverse, viene di fatto considerato come una delle cause principali delle sofferenze umane.
Ad esempio, l’insegnamento principe del buddhismo è sintetizzabile proprio nel “non attaccamento” come via per raggiungere il benessere e l’illuminazione.
Prendendo in considerazione qualcosa di molto più vicino a noi, gli effetti dell’attaccamento sono stati descritti in modo mirabile da Tolkien, che era uno che la sapeva molto lunga, nel personaggio di Smeagol che, essendo entrato in possesso dell’Anello del Potere, rimane vittima della sua forza sviluppando una forma di attaccamento morboso che lo logora fino ad assumere sembianze mostruose e a trasformarsi in Gollum che ha come unico scopo di vita proprio il possesso del “suo tesoro”, l’Anello del Potere.
Ma vi starete chiedendo dopo tutto, cosa c’entra l’attaccamento con l’ingrassare?
Personalmente vedo l’ingrassare come la manifestazione fenomenica della dinamica dell’accumulo che vede la sua scaturigine proprio nell’attaccamento.
Ma l’attaccamento è figlio della paura e tanto più saremo posseduti da questa forza spirituale e lasciamo che condizioni il nostro comportamento e le nostre scelte, tanto più vivremo una percezione di imminente carenza che attiverà la dinamica dell’accumulo che a livello fisico si manifesterà con la tendenza del corpo ad ingrassare.
Quando, condizionati dai modelli estetici cui ci riferiamo o dietro la spinta di problemi di salute, decidiamo di intraprendere un percorso di dimagrimento attraverso la variazione della nostra alimentazione e la limitazione dell’introito calorico, nell’immediato possiamo anche ottenere dei buoni risultati, ma se non lavoriamo sulla paura e quindi sull’attaccamento, la percezione di carenza diventerà ancora più forte, vanificando nel tempo tutti gli sforzi di volontà che ci hanno portato a ridurre temporaneamente i nostri accumuli.
Infatti, è molto frequente che dopo questa prima fase di alleggerimento in cui si comincia a sperimentare uno stato di benessere che attribuiamo in modo superficiale alle modifiche che si sono verificate nel fisico, ma che di fatto derivano dalla riduzione dell’attaccamento, successivamente per l’effetto fionda dovuto all’aumento inconsapevole della percezione di carenza, presto o tardi andiamo a ricostituire il precedente livello di accumulo, spesso e volentieri andando anche ad incrementarlo.
Accade molto spesso che durante le fasi di alleggerimento forzato indotte da regimi nutrizionali ridotti, l’accumulo si diriga verso altri aspetti, che spesso e volentieri inducono allo shopping selvaggio e compulsivo con l’acquisto di oggetti di cui non abbiamo alcuna necessità e che vanno a creare delle ulteriori forme di accumulo che richiederanno energia per essere mantenute, con il risultato complessivo di un depauperamento delle nostre energie e l’ingresso in uno stato di sfinimento e stanchezza debilitante.
E allora, che cosa si può fare per interrompere questo ciclo vizioso?
Per prima cosa è necessario allenare la nostra capacità di ascolto e di osservazione, perché è proprio grazie all’acquisizione della capacità di osservare con distacco ciò che avviene dentro e fuori di noi, che diventiamo capaci di comprendere quello che c’è e agire di conseguenza.
Quando facciamo questo, dobbiamo entrare in uno stato di gratitudine e di accoglienza per quello che troviamo perché tutto ciò che c’è è perfetto così com’è e non dobbiamo assolutamente cercare di cambiare nulla, perché il giudizio andrebbe solo ad alimentare quel senso di inadeguatezza che a sua volta nutrirà la nostra paura.
Nel momento in cui ho preso consapevolezza di quello che c’è, l’ho accolto e quindi accettato, ecco che siamo pronti per invertire la rotta ed andare a lavorare sulla vera e unica causa radice di tutte le nostre sofferenze che è la tensione che si genera tra la spinta animica evolutiva verticale e la resistenza stazionaria orizzontale della Personalità.
Ho cercato di sintetizzare questo processo in una immagine con l’intento di renderne più facile la comprensione.
Il puntino nero è il nostro centro che è costantemente soggetto all’azione di due forze ortogonali tra loro.
Da un lato abbiamo la spinta dell’Anima che costantemente agisce per portare la nostra Coscienza a livelli sempre più alti di evoluzione, nell’ignoto, nell’imprevedibilità e nella fiducia.
Dall’altra abbiamo la forza di resistenza della Personalità che agisce per mantenerci nel noto, nel conosciuto e nelle abitudini.
La nostra vita reale è la risultante di queste due forze e tanto più ci distanzieremo dalla direzione impressa dall’Anima, tanto maggiore sarà il senso di insoddisfazione che proveremo perché non stiamo vivendo a pieno il nostro scopo per cui ci siamo incarnati, mentre tanto più ci distanzieremo dalla direzione impressa dalla Personalità, tanto più forte saranno il senso di attaccamento e le paure.
Una volta compreso questo meccanismo, abbiamo in mano la chiave per orientare le nostre scelte quotidiane e quindi iniziare a vedere la forza della Personalità per quello che effettivamente è, cioè uno strumento che è stato fondamentale per arrivare allo stato di evoluzione della Coscienza che abbiamo raggiunto e che ci permette di vivere esperienze in questo mondo di manifestazione, ma che ora deve lasciare il posto all’Anima che da qui in avanti ci dovrà indicare la strada per tornare a casa nel Regno dei Cieli per chi segue l’insegnamento evangelico o qualunque altra definizione del Mondo dell’Assoluto che in quanto Assoluto deve per forza essere Unico.
Ora che abbiamo appreso come agisce questo meccanismo, mettiamoci davanti allo specchio e sorridiamo con gratitudine a tutti quei piccoli o grandi accumuli di grasso che il mondo ordinario chiama inestetismi, ma che io amo chiamare scintille di consapevolezza.
Possiamo fare il parallelo con le erbe spontanee che crescono nel nostro orto e nel nostro giardino. I più le chiamano erbacce e le combattono con tutte le loro forze, ma i Ricercatori del Vero che hanno imparato ad osservare ed iniziato a penetrare con il loro occhio della verità le leggi che regolano l’intera manifestazione, le chiamano erbe spontanee e dalla loro osservazione riescono a trarre delle importantissime informazioni sullo stato del terreno e quindi sono in grado di scegliere in modo molto più consapevole cosa fare per ottenere un suolo nutriente e dei raccolti rigogliosi.
E allora, buon lavoro cari Ricercatori del Vero perché c’è tanto da fare, ma è la soddisfazione del singolo passo che alimenta il cammino, anche il più lungo ed impegnativo.
Credits: Alcune immagini sono state tratte dal Web.