Appena veniamo al mondo, la prima cosa che ci sentiamo dire, molto prima di “ciao”, “benvenuto”, “quanto sei bello” e tutta la strabiliante varietà di suoni senza alcun senso che vengono emessi dagli adulti alla vista di un pargoletto è:
“l’uomo è un animale sociale“.
E noi cresciamo con questo mantra che ci viene ripetuto in continuazione durante tutta la nostra esistenza, al punto da avere una vera e propria crisi esistenziale nel momento in cui sentiamo dentro un grande bisogno di solitudine, di introspezione, di appartamento e di centratura alla ricerca di chi siamo e di quale sia il nostro scopo in questa vita.
Ecco allora che inizia il vero tormento. Se per una vita intera abbiamo costantemente sentito da tutti che l’uomo è un animale sociale, vuol dire che io ho qualcosa che non va se sento l’esigenza di stare solo con me stesso?
Devo per forza avere un qualche disturbo della personalità, non c’è altra spiegazione.
Non è possibile che un animale sociale che si rispetti si trovi perfettamente a suo agio in compagnia di sé stesso, magari ancora meglio se immerso in quella natura che è così generosa e ci accompagna con una soave colonna sonora realizzata con sapienza, interrompendo solo di tanto in tanto il silenzio con quei suoni delicati che solo lei è in grado di emettere e comporre.
Se arriva questo momento nella propria vita, allora sono guai in vista, perché quel mantra della socialità è stato così efficace da aver memorizzato in modo indelebile a livello fisiologico il bisogno degli altri per il nostro benessere.
Non si può assolutamente stare bene da soli, abbiamo bisogno di appartenere a qualche ecosistema sociale, a qualche gruppo, a qualche associazione… a qualsiasi cosa in cui più persone si ritrovino insieme per perseguire un interesse comune e si possa creare così quel bel senso di appartenenza che ci coccola e ci fa sentire al sicuro.
Sì, perché nel momento in cui iniziamo a sentire quella spinta alla solitudine, ecco che iniziamo a porci delle domande su cosa ci spinga a stare insieme alle altre persone visto che bene o male, ogni volta che abbiamo vissuto la comunità sociale, gira che ti rigira qualche frizione l’abbiamo vissuta e non è che poi sia veramente questo Eden fantastico come l’immagine che ci eravamo costruiti nella nostra mente come effetto di quel benedetto mantra dell’animale sociale.
Mossi da questa vibrazione interiore che anela al silenzio e all’introspezione, magari iniziamo a domandarci con sempre maggiore insistenza chi siamo e cosa siamo venuti a fare in questa vita e magari ci imbattiamo in qualcuno che ci dice che siamo degli Spiriti che vengono sulla Terra per evolvere attraverso le esperienze.
Che fico… quindi anche io sono uno Spirito che sta facendo esperienze per evolvere… si ma che significa?
E che ne so io? Ho solo visto su YouTube il video di quel ragazzo con la barba che parla tanto bene e lui è proprio convinto che noi tutti, ma proprio tutti, siamo degli Spiriti che vengono ripetutamente sulla Terra per fare esperienze e tramite queste esperienze arrivare pian piano alla completa Evoluzione.
Spiega anche molto bene il percorso che c’è da fare. Si devono attraversare sette diversi stadi di evoluzione della Coscienza dove i primi 3 sono caratterizzati da vibrazioni basse e dense e guidate dalla paura che a sua volta genera degli istinti.
Nel livello di Coscienza 1 si è guidati dall’Istinto di Sopravvivenza che ci fa compiere tutte quelle azioni e prendere le scelte più adatte per cercare di arrivare vivi e vegeti a fine giornata.
Nel livello di Coscienza 2 si è guidati dall’Istinto Gregario che ci induce ad aggregarci con altri nostri simili (il branco) per aumentare la nostra capacità di sopravvivenza e la nostra capacità di realizzazione di progetti che non saremo in grado di portare avanti in autonomia.
Il terzo livello di Coscienza è caratterizzato dall’Istinto di Autorealizzazione che si può sintetizzare con l’identificazione nella Personalità, nell’Ego e nell’IO.
Nel livello 4 siamo nella terra di mezzo, quella zona di confine di cui parla Tolkien nel Signore degli Anelli, o che è stata rappresentata in modo mirabile nel monologo del film l’Avvocato del Diavolo in cui Al Pacino descrive in modo esemplare a Charlize Teron come il collo sia la zona di confine che separa la Mente dal Cuore. Il livello 4 è quello in cui l’Anima inizia a far sentire il suo richiamo e chiede con sempre maggiore fermezza alla Paura e alla Personalità di lasciare il testimone, perché da lì in avanti sarà lei a condurci verso i passaggi dei livelli 5, 6 e 7 che condurranno man mano all’Illuminazione e al ricongiungimento con l’Assoluto.
Ma se questo fosse effettivamente vero, non è che allora tutta questa spinta alla socialità sia l’effetto dell’azione dell’Istinto Gregario e quindi della Paura?
Quali sono i bisogni che cerchiamo di soddisfare quando dedichiamo le nostre energie all’interno di gruppi più o meno grandi e più o meno strutturati con cui condividiamo intenti ed obiettivi?
Qual è il bilancio energetico di queste attività? Esco rigenerato o eroso?
Non ho la risposta a questi interrogativi, ma ho compreso che per avere delle buone risposte, la prima cosa da fare è porsi delle buone domande e credo che iniziare ad acquisire una maggiore consapevolezza delle nostre percezioni e dei nostri flussi energetici sia un importante passo per indirizzare le nostre scelte e il proprio cammino di vita.
A questo punto torniamo al punto focale: l’Uomo è veramente un animale sociale? E se sì, lo sarà per sempre o è soltanto una fase del proprio percorso di Evoluzione Collettiva?
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