Quando si inizia a percepire la necessità di comprendere un pochino più a fondo i misteri della vita, ecco che, in un modo o in un altro, prima o poi, si arriva ad una radura circondata da una folta boscaglia che da un lato ci affascina, ma al tempo stesso ci terrorizza.
Di fatto ci ritroviamo soli in mezzo a questo grande prato verde brillantissimo, ma non abbiamo alcuna idea di dove andare e quella boscaglia che si erge maestosa tutta intorno non sembra promettere niente di buono.
Magari siamo arrivati a questa radura seguendo un sentiero abbastanza comodo e può darsi che durante il cammino abbiamo incontrato altre persone che come noi stavano cercando di comprendere chi effettivamente siamo, da dove veniamo e soprattutto dove dobbiamo andare.
La loro compagnia ci rassicurava, ma di colpo, senza essere in grado di dire con esattezza quando questo sia accaduto, ci ritroviamo maledettamente soli proprio nel punto in cui invece avremmo avuto bisogno di qualcuno a cui chiedere indicazioni, supporto e conferme.
E’ mai possibile che, con così tante persone che popolano questo piccolo pianeta, ci siano ancora dei luoghi così isolati da rimanere completamente soli?
In fin dei conti, non mi sembrava di aver percorso tanta strada e quindi non credo di essermi allontanato così tanto da quel luogo affollato e caotico dove sono vissuto per così tanto tempo e quindi immagino che, se mi metto seduto qui in mezzo a questo splendido prato per un po’, sicuramente vedrò comparire qualcuno all’orizzonte e finalmente potrò trovare un supporto per riprendere il cammino.
E così faccio, ma il tempo passa e il senso di solitudine e di abbandono aumentano e prendo consapevolezza che forse non arriverà nessuno e che questa volta dovrò cavarmela veramente da solo.
Ma come posso riuscirci?
Da quando sono piccolo c’è sempre stato qualcuno che mi ha indicato quale strada seguire, alcune volte con dolcezza e delicatezza, delle altre in modo più energico e brusco, ma c’è sempre e dico sempre stato qualcuno che era lì pronto ad occuparsi di me e a dirmi cosa era meglio fare per la mia soddisfazione e il mio benessere.
E ora io dovrei riuscire da solo a trovare la giusta direzione in mezzo a questa landa desolata e avventurarmi in quella boscaglia che sarà sicuramente piena di insidie e di animali ferocissimi che non aspettano altro che avermi come lauto pranzo?
A questo punto non credo ci siano tante alternative… o restare nella radura nella speranza che qualcuno prima o poi arrivi, con il rischio di morire di fame se questo non dovesse accadere, oppure avventurarmi in quella tetra boscaglia dove sicuramente troverò con più facilità cibo e un riparo dalle intemperie, ma dove potrei incontrare veramente qualche fiera che mi potrebbe uccidere all’istante.
Questo mi fa riaffiorare il ricordo della prima strofa della Divina Commedia che ci facevano studiare a scuola e che io stancamente, con la testa appoggiata sul braccio per non farla cadere, ascoltavo annoiato chiedendomi cosa mai avesse voluto dire Dante con quelle parore.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ ho scorte.
Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
tant’era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.”
A quell’epoca non avevo proprio capito a cosa si riferisse, ma ora che mi trovo qui tutto solo e sinceramente anche un po’ impaurito per non dire terrorizzato, vuoi vedere che anche a Dante è accaduta la stessa cosa?
Ah se allora avessi avuto la voglia di studiare la Divina Commedia, magari avrei potuto trovare qualche suggerimento per uscire da questa brutta situazione.
E’ proprio vero che durante la nostra vita, lungo la strada che percorriamo, incontriamo tante cose che sul momento ci sembrano insignificanti e anche un po’ noiose, ma che al momento giusto possono risultare veramente fondamentali per la nostra evoluzione personale.
Ora che ci penso bene, non è che per caso Dante con la selva oscura volesse parlare della propria interiorità e con l’aver smarrito la retta via volesse indicare cosa ci accade nel momento in cui scegliamo di non vivere i nostri talenti e quindi ci perdiamo inseguendo bisogni effimeri frutto di quel meccanismo di condizionamento che trae origine dalle paure, prima tra tutte quella della morte?
Non ne possiamo aver certezza, ma non è che sia un’ipotesi poi così strampalata.
Ma allora, chi è che dirige la danza dell’evoluzione umana?
C’è qualcosa che ci guida e ci indirizza, oppure siamo completamente soli in balia del nostro libero arbitrio e possiamo solo procedere a tentativi nella speranza di non cadere in un precipizio e sfracellarci rovinosamente a terra?
Non so certo dare una risposta a questi interrogativi, ma l’unica cosa che posso dire è che lavorando intensamente e con disciplina per accrescere il proprio livello di consapevolezza, si possono attivare delle capacità di percezione che possono guidarci nel nostro cammino di realizzazione, soprattutto in questi momenti angoscianti in cui la retta via è smarrita.
Baba Bedi chiama questa capacità Sensibilità Psichica, le culture antiche la chiamano terzo occhio, altri sesto senso, ma qualunque sia il nome che vogliamo dare, stiamo sempre parlando di una capacità innata nell’essere umano che è stata sopita per tantissimo tempo e che ora pian piano si sta risvegliando e che permette di vedere oltre la nebbia.
Per chi ha preso un aereo, anche se il tempo a terra è nuvoloso e nebbioso, si riesce con difficoltà a vedere ed è freddo, quando l’aereo decolla e inizia a salire, ecco che la situazione peggiora ulteriormente man mano che l’aereo sale e si addentra in questa coltre nebbiosa. Si vede ancora meno ed è facile provare una sensazione di smarrimento, proprio come Dante nella selva oscura.
Se però si ha fiducia e si lascia che l’aereo continui a salire, ecco che di colpo si esce dalle nubi e come per miracolo appare un sole così intenso da non poterne sostenere lo sguardo; ora si può ammirare dall’alto uno spettacolo che lascia a bocca aperta, con quella delicatissima coltre bianca che non ci fa più paura, ma che anzi ci fa venir voglia di tuffarcisi sopra come su un sofficissimo materasso.
Forse è proprio questo il mistero della vita.
Questo di fatto è l’insegnamento che Dante ci ha lasciato nella Divina Commedia e come Dante, ci sono state nella storia più o meno recente un’infinità di persone che, in modo più o meno consapevole, si sono fatte per un momento canale ricevendo una scintilla di Sapere Universale che hanno poi dovuto maneggiare con cura per evitare di restare folgorati all’istante. Inebriati da questa immensa energia, non hanno potuto far altro che ricoprire la scintilla con uno strato protettivo prima di donarlo al mondo intero, proprio per essere certi che possa accedere a quel sapere solo e soltanto chi ha gli strumenti giusti per non essere carbonizzato.
Se abbiamo occhi per vedere, scopriremo che ne siamo completamente circondati e che ora come mai nel corso dell’evoluzione umana, è veramente facile avere accesso a tali insegnamenti.
Ci sono veramente una infinità di persone, di libri, ma ora anche di film che ci parlano del mistero della vita e ci indicano la via per uscire dalla selva oscura e ritrovare la retta via, ma questo percorso è un percorso che dobbiamo compiere in solitaria e non c’è nessuno che lo possa compiere al nostro posto.
Ci sono persone che si sono messe al servizio e che possono aiutarci a preparare lo zaino, a scegliere gli strumenti e gli indumenti più adatti, a comprendere cosa è importante portare con sé e cosa invece è invece meglio lasciare a casa perché non ci servirà e sarà solo d’impaccio, ma poi quella selva oscura dovremo per forza attraversarla da soli perché nella selva ci sono le nostre paure e noi soltanto possiamo fare quel lavoro alchemico di trasmutazione che le trasformerà da piombo in oro.